Lo psicologo Emanuele Palagi mette in guardia sui rischi legati all’uso di internet tra i giovani. «I ragazzi non hanno la percezione del pericolo, per questo i genitori devono fare attenzione»
VIAREGGIO. Un tocco sullo schermo e via. La foto intima di un seno nudo è on line. A “dedicarla” al fidanzatino attraverso un messaggio whatsapp, è una ragazza appena adolescente che, come i suoi coetanei, «non ha la percezione che ciò che viene messo on line è potenzialmente accessibile a tutti e rimane nel tempo» spiega lo psicologo Emanuele Palagi. E infatti il ragazzo, subito dopo aver lasciato la studentessa, pensa bene di condividere quel “regalo” con gli amici «inviando la foto del seno dell’ex fidanzatina nei vari gruppi whatsapp» dice il dottore. È successo a Viareggio. Succede ovunque. Lo psicologo e psicoterapeuta, che svolge attività clinica privata a Viareggio, è stato responsabile di progetti del Comune sul disagio giovanile e collabora con l’Asl sulle vecchie e nuove dipendenze. Tra queste ultime però, non c’è quella da internet: «Perché a livello scientifico non è ancora diagnosticabile». Ma i casi che il dottore tratta, sono il segnale del costante aumento dei problemi legati all’uso di interenet da parte dei giovanissimi. Lo scambio della foto intima finita in mani sbagliate, è uno dei casi affrontati dallo psicologo, che sulle nuove tecnologie avverte: «Genitori è richiesta la massima attenzione. Il campanello d’allarme deve scattare quando tra social e videogiochi, il ragazzo passa tutto il tempo su internet ed è completamente assorbito dal collegamento a discapito del resto. Se non esce con gli amici per chiudersi in camera e restare collegato a oltranza, e se in caso di mancanza diventa aggressivo e rabbioso, allora il problema c’è. Bisogna però fare attenzione alla durata di questo periodo. Potrebbe infatti essere solo un momento di passaggio, come quello tra l’infanzia e l’adolescenza, quando la chiusura del giovane è da considerare normale. Prima non c’era internet e il ragazzo stava in casa. Adesso resta nella sua cameretta ma sta collegato». E prima anche le ragioni per portare un adolescente dallo psicologo erano diverse. «C’era il ragazzino che magari aveva fatto un furto per attirare l’attenzione. Adesso - va avanti il dottore - i ragazzi arrivano qui perché stanno troppo ai videogiochi». Una giungla, quella di internet, che al di là dei gravi pericoli legati all’adescamento e alla pedofilia, riguarda un numero alto di potenziali pericoli legati a un utilizzo inconsapevole dello strumento. «È il caso delle foto del seno. Oppure del cyberbullismo. Qualche tempo fa - racconta il dottore - era stata aperta una pagina facebook con il nome di un ragazzo e, accanto, una parolaccia. Tutta la classe ha messo mi piace alla pagina e la giovane vittima ha creduto che i compagni di scuola ce l’avessero con lui. C’è un ritorno concreto e a volte pericoloso della vita virtuale su quella reale che i giovani non considerano» Tratto da il tirreno del 21 giungo 2016 di Beatrice Faragli