Intervista su "La nazione" del 11-10-20
Il Covid-9 e le inevitabili limitazioni alla libertà individuale, utili a contenere il contagio, possono avere un impatto sul nostro benessere psicologico. Ogni disturbo però, è il risultato dell'incontro fra fattori di rischio e fattori protettivi. L'uomo, per inclinazione naturale è capace di adattarsi anche a situazioni estreme. Per questo motivo non credo che andremo incontro ad una "pandemia psicologica". Incontreremo, come è già successo, alcune difficoltà, alle quali gradualmente ci adatteremo. Non sarà così per tutti naturalmente. Alcuni soggetti maggiormente vulnerabili (con più fattori di rischio, quindi), potranno avere maggiori difficoltà. Come fare? L'obiettivo è ricercare una maggiore "flessibilità psicologica". Quello della flessibilità è un concetto interessante, che soprattutto con la terza generazione della terapia cognitivo comportamentale, sta catturando sempre più attenzioni. Nessuna situazione è traumatica o stressante di per sé: è l'incontro fra le nostre caratteristiche individuali, l'ambiente in cui viviamo e gli accadimenti della vita che possono produrre difficoltà. Un vaccino per la salute mentale non esiste, ma un allenamento per aumentare la propria "resilienza" è possibile.
Nell'intervista che segue, alcune mia considerazioni su questa fase difficile ma "solo" potenzialmente traumatica. Buona lettura.